Il Volo dei Numeri: la luminosa opera d’arte sul tetto della Mole Antonelliana
Sono numerose le incursioni d’arte contemporanea sui muri e sui tetti dei palazzi di Torino. Nella città sabauda, infatti, da diversi anni è stata sdoganata questa felice coabitazione tra il classico e il contemporaneo…. fuzion, si direbbe in gergo gastronomico moderno. E a questa fusione di stili ed epoche diversi non si è sottratto neanche il simbolo di Torino, ovvero la Mole Antonelliana.
Non sarà sfuggito ai più che sul tetto della Mole, da diverso tempo, c’è una una sottile linea rossa verticale. Ma di cosa si tratta? Si chiama Il volo dei numeri ed è la luminosa serie dei numeri di Fibonacci, opera dell’artista Mario Merz e realizzata nel 2000 per la manifestazione torinese Luci d’Artista. L’opera, inizialmente prevista come installazione temporanea legata al progetto di Luci d’Artista, è attualmente collocata sulla curva della cupola della Mole Antonelliana ed è diventata un’opera permanente del capoluogo piemontese.
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La successione di Fibonacci (detta anche successione aurea) prende il nome dal matematico italiano Leonardo Pisano detto Fibonacci, vissuto tra la fine del XXII e l’inizio del XXIII secolo e considerato uno dei più grandi matematici di tutti i tempi. La successione di Fibonacci in matematica indica una successione di numeri interi in cui ciascun numero è la somma dei due precedenti, eccetto i primi due che sono 1 e 1, creando una sequenza euritmica e dinamica.
Dal 1970, quando il tema della circolarità organica diventò cruciale nella sua ricerca, Mario Merz, artista nato a Milano e cresciuto all’ombra della Mole, introdusse nelle sue opere la successione di Fibonacci come simbolo dell’energia insita nella materia e della crescita organica. I numeri di Fibonacci rappresentano infatti i processi di crescita del mondo naturale (si ritrovano in natura, nella botanica, nella musica e nel corpo umano) e rimandano a un’idea di continua trasformazione ed evoluzione, una specie di successione potenzialmente infinita. Dopo la lettura dei testi del matematico pisano, le relazioni tra materia e contesto divennero uno dei punti centrali del lavoro di Mario Merz per cui i numeri erano “un’invenzione fantastica, qualcosa di razionale che rende possibile l’avvicinarsi all’irrazionalità della vita”.
Merz collocò i numeri realizzati al neon, materiale flessibile che permetteva di riproporre la scritta stenografica del numero veloce e immediata, nelle sue opere e negli ambienti espositivi come lungo la spirale del Guggenheim Museum di New York (1971); sulla Manica Lunga del Castello di Rivoli (1990) e ancora qualche anno dopo sul soffitto della stazione metropolitana Vanvitelli di Napoli.
Oggi l’esempio più famoso della sua visione artistica rimane l’installazione luminosa ormai permanente collocata all’esterno della cupola della Mole Antonelliana e che si intitola appunto Il volo dei numeri.